ALEXANDRA DAVID NEEL: viaggiare da sola…

Nel tardo pomeriggio di questo torrido agosto 2017 una telefonata amorevole mi invita a guardare, su RaiStoria, un filmato della serie “Lady travellers” dedicato ad una sconosciuta (per me) esploratrice:  ALEXANDRA DAVID NEEL.

Con sospettosa curiosità mi appropinquo a vedere lo streaming del programma che sta per cominciare.

Inizio a fissare su un foglio word, mentre ascolto le parole del racconto, le k-words che mi appaiono identificative di questa donna dalla vita sì avventurosa ma soprattutto estranea ai suoi tempi oppure solamente una precorritrice degli stessi.

Il narratore della trasmissione sull’”esploratrice” dal nome che mi evoca il noto attore inglese David Niven, esordisce con le seguenti parole: “Vivi la tua vita più intensamente che puoi”; era una delle frasi che un padre “illuminato” esprimeva a sua figlia Louise, Eugénie, Alexandrine, Marie David nata a St. Mandé – Regione de l’Ile de France – vicino Parigi, il 24 ottobre 1868: Alexandra David Neel.

Quanto gli insegnamenti familiari possano rappresentare un fecondo e florido terreno di crescita per i figli, è dimostrato da questa esperienza di vita!!!

Al fianco di un padre illuminato Alexandra si ritrova una madre chiusa e bigotta (mannaggia, ma in fin dei conti non si può avere tutto dalla vita), speranzosa di avere un figlio maschio piuttosto che una “femminuccia!” che esibisce uno spirito  – definito ed etichettato non certo positivamente – “inquieto”.

Fin da bambina mostra una predilezione per ciò che appare avventuroso e già da ragazza dimostra una predilezione per il viaggio inteso come esplorazione: a diciotto anni, in bicicletta, lascia la sua città d’origine Bruxelles, per raggiungere la Spagna. All’età di vent’anni affronta la sua prima conversione: dal cristianesimo al protestantesimo. Ancora in viaggio dalla Spagna verso Londra si immerge nello studio delle lingue orientali e della lingua inglese. Qui conosce colui che sarà il primo fondatore di un tempio buddhista in Europa – Aghvan Dorzhiev – inviato dal tredicesimo Dalai Lama e scopre così il buddhismo e la pace che infonde in coloro che lo professano (forse Alexandra non era inquieta ma solo alla ricerca di una serenità interiore che a suo tempo, come pure oggi, non venne riconosciuta).

La sua vita è un intenso cammino caratterizzato da incanti e scoperte, prima fra tutte l’India che inizia a percorrere tra il 1890 ed il 1891. Ma questa vita avventurosa trova un limite non solo nei condizionamenti e nella mentalità di allora quanto nel limite “principe” di ogni attività: il vil danaro! La francesina non si perde d’animo e dotata di una bella voce, esercitata nelle lezioni di canto ricevute da bambina, mette a frutto la sua risorsa per perseguire il suo fine: viaggiare!

Grazie al suo talento inizia a girare il mondo come cantante lirica, divenendo prima donna all’Opera di Hanoi. Nel 1902 si trasferisce in Africa settentrionale – Tunisi – ove le viene  offerta la direzione artistica del teatro tunisino.

E’ però pur sempre una donna ed il femminismo è ancora lontano dall’affermarsi…una tempra forte, sicura ed istintiva non consentirà alla depressione, che subentra quando non si riesce a raggiungere il proprio obiettivo, di limitarla.

Fedele al principio del mai fermarsi, la Neel trasformerà la sua vita in un cammino caratterizzato da pochissimi ma profondi legami: un marito (Philippe Neel che sposerà nel 1904) che, seppur non d’accordo, acconsentirà alle sue lunghe e lontane spedizioni ed un’anima compagna eletta ed a lei affine (il monaco tibetano Aphur Yongden – 14 anni –  che l’accompagnerà nelle sue avventure e che diverrà suo figlio adottivo) che le consentirà, come un passpartout, di entrare in mondi a lei innegabilmente preclusi, come donna ed anche e soprattutto come straniera.

Il Nepal e l’India le sue iniziali mete; il Tibet e Lhasa le destinazioni bramate. E fintantoché non raggiungerà i propri sogni Alexandra manterrà viva la smania per raggiungerli; ciò accadrà grazie ad alcuni importanti convincimenti che ogni esploratore degno di questo nome cova nell’animo: rispetto e riconoscimento del valore dell’altro simbolicamente compresi nell’”inchino” inteso come onore e riguardo per ciò che è diverso da noi e non come riverenza ossequiosa priva di significato.

Grazie allo studio della cultura e della religione buddista Alexandra David Neel apprenderà la meditazione e le tecniche di respirazione che si riveleranno importante sostegno per i momenti di difficoltà – ve ne saranno numerosi nelle lunghe spedizioni intraprese – oltreché all’esercizio delle pratiche yoghe ed allo studio profondo della natura e dei suoi elementi.

L’assenza del possesso, inteso come proprietà di beni materiali ed una capacità di adattamento ed ambientamento totale le consentiranno di decidere per la sua definitiva conversione religiosa al buddhismo, senza condizionamenti, espressione di una modernità più affine ai nostri giorni che ai suoi.

Affronterà – non senza esasperazione e momenti di scoraggiamento – pericoli e difficoltà inizialmente insormontabili per raggiungere Lhasa preclusa, allora, a qualunque straniero: inglesi e cinesi del tempo lo consideravano un regno proibito; terreno soggetto a tensioni internazionali era sottoposto ad un divieto assoluto di ingresso.

Lo studio dei mezzi per raggiungere tale meta, grazie all’anima compagna ed all’incontro, nel 1901, con il filosofo Ekai Kawaguchi – che aveva visitato Lhasa ed aveva stimolato in lei la voglia di visitare questo luogo – consentiranno alla poliedrica, intelligente, tenace e ribelle esploratrice di scovare un itinerario non consueto da intraprendere, tra luoghi impervi e poco conosciuti, in piena guerra civile cinese – otto mesi di cammino a piedi partendo dalla Mongolia e attraversando il Tibet- che, nonostante le difficoltà, regaleranno “momenti di beatitudine”, come scrisse questa esploratrice.

Basta poco per essere felice, al pellegrino in viaggio: la guida delle stelle nel cielo, la confidenza nella provvidenza, la consapevolezza che si sta affrontando un pellegrinaggio non retribuito, l’incoscienza della propria coscienza che si amplifica nell’improvvisazione, una strabiliante capacità di adattamento alle più disparate condizioni che ci si troverà ad affrontare; tutto questo era racchiuso in Alexandra: forza fisica, mentale e psicologica che sprigiona dalla consapevolezza dei propri limiti osservati in relazione alla meta da raggiungere.

Giunta a Lhasa nel 1924, al Palazzo dei Dalai Lama, Alexandra David Neel è l’unica donna occidentale (travestita per evitare di essere cacciata) che ha raggiunto la città santa, nonostante i pericoli e le avversità incontrate: “Gli dei hanno trionfato!”, scrisse nei suoi racconti.

Pioniera, esploratrice di un mondo sconosciuto ritorna a casa – nel 1946 dopo la seconda guerra mondiale – in una società assai diversa da quella appena lasciata. Si spegne all’età di 101 anni a Digne – Provenza (FR), l’8 settembre 1969: “tutto ciò che doveva essere fatto era stato realizzato” ...

https://www.alexandra-david-neel.fr/infos/

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